Anche se Dolci è stato una personalità di grande levatura - architetto, sociologo, pedagogo, poeta - e si è occupato dei problemi della fame in Sicilia, dell'acqua, della mafia, della comunicazione di massa;anche se profeta della non violenza più volte candidato al Premio Nobel per la Pace, il suo nome sembra oggi dimenticato. Ripara all'oblìo lo spettacolo di Renato Sarti e Franco Però che ricostruisce il processo che subì nel 1956 per aver organizzato uno sciopero alla rovescia: per protestare contro la disoccupazione e la miseria i manifestanti sistemarono una vecchia strada impraticabile. Nonostante l'azione non violenta, che fu impedita dalle forze dell'ordine, Dolci fu incarcerato, processato e condannato. Ma la sua idea di pedagogia pensata per i più poveri ha lasciato in quegli anni dilaniati della storia d'Italia un segno forte. Questo spettacolo presentato come un album di cantastorie riproduce in scena alcuni momenti della vita pubblica di Danilo Dolci. La ricostruzione del processo e della realtà in cui si svolsero i fatti scorre, alternando le sue poesie, filastrocche dei cantastorie, arringhe degli avvocati, pregnanti testimonianze dei contadini di Partinico, siparietti brechtiani di cinque attori siciliani molto vivaci e spiritosi. Nella figura di Dolci l'attore Paolo Triestino che ascolta, comprende, traduce in lotta non violenta e amplifica a livello nazionale le tragedie della Sicilia affamata e violenta degli Anni Cinquanta.
