Elena Bucci e Marco Sgrosso mettono in scena l'Antigone di Sofocle entrando nel mondo della tragedia greca guidati dalle suggestioni del mistero che la avvolge, dal fascino delle rovine, e creando una partitura per voce, azioni e suono, basata sul testo di Sofocle, ma con un'attenzione a più recenti riscritture della tragedia, da quella di Jean Anouilh a quella di Bertolt Brecht, che hanno arricchito l'argomento di prospettive poetiche e psicologiche oppure etico-politiche.