Il cavaliere inesistente è una gioiosa giostra di avventure. Inseguimenti a cavallo, sanguinose battaglie, grandi amori e gesta eroiche si susseguono senza interruzione, esattamente come nella migliore tradizione dei romanzi cavallereschi, ma qui tutti questi ingredienti sono rimescolati e riproposti non solo con leggerezza e ironia, ma anche con ricchezza di sfumature e grande profondità di contenuti. Il cavaliere inesistente è anche un ambiguo labirinto di passioni, pieno di luci e ombre, dove gli uomini sbagliano, si perdono, si cercano, si ritrovano e nemmeno gli eroi sono senza macchia e senza peccato. Qui tutti si muovono maldestri, e ogni gesto tradisce il desiderio, l’insoddisfazione, l’inquietudine. Qui ognuno è alla ricerca di se stesso nell’ostinato tentativo d’esserci, di marcare un’impronta, di sapere quello che vuole e quello che è. Così, protagonista della storia, troviamo Agilulfo, l’insolito cavaliere che sotto le placche della propria armatura, semplicemente non esiste. Si muove grazie alla pura forza di volontà e ogni suo gesto è perfetto e misurato, ogni sua parola è arguta e sensata, eppure non esiste. E troviamo anche il suo opposto, Gurdulù, il suo scudiero, il quale invece esiste, ma ignora del tutto cosa voglia dire “essere” e s’immedesima negli oggetti, negli animali e negli uomini che incontra.
Intorno a loro due, assistiamo a una girandola di personaggi continuamente in bilico tra una condizione d’esistenza e d’inesistenza: il giovane Rambaldo, che cerca di assomigliare a un ideale di uomo pur sapendo che non lo potrà mai eguagliare; l’amazzone Bradamante che combatte e vive come un uomo pur essendo più donna di una donna; il giovane Torrismondo, che cerca la verità su se stesso tra equivoci e bugie. Il cavaliere inesistente è un’autentica scuola di vita dove, come fa dire Calvino a uno dei personaggi del libro, “anche a essere s’impara”. Una sottile e arguta riflessione sulla costruzione dell’identità che, seppur ambientata all’epoca di Carlomagno e dei paladini, parla a tutti noi, senza distinzioni di età o cultura. Teatro Gioco Vita porta in scena Il cavaliere inesistente affidandosi alle tante possibilità del proprio linguaggio teatrale dove la presenza immateriale e incorporea dell’ombra si fonde con la presenza materiale e corporea dell’attore. Queste due qualità di presenza scenica, nelle loro tante possibilità combinatorie, si prestano a tradurre i diversi piani dell’“essere” presenti in questo classico della letteratura del Novecento.