Riduzione scenica di un romanzo di culto, operata dall'autore Andrea Camilleri insieme a Giuseppe Dipasquale, a sua volta artefice della regia. Una specie di commedia degli equivoci e degli imbrogli questa novità assoluta affonda profondamente nell'humus e nel cuore della Sicilia di fine Ottocento dove chi viene preso nelle maglie dell'amministrazione rischia di non venirne più a capo. Come racconta l'autore, l'ispirazione della storia arriva dal ritrovamento di un decreto ministeriale per la concessione di una linea telefonica privata. L'equivoco, che ridicolmente fa da motore a tutta la storia, è lo scambio di due lettere dell'alfabeto, la M e la P che cambiano il nome del Prefetto cui è rivolta la domanda di concessione. La lingua di Camilleri, una lingua personale, originalissima, calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicillitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d'uso ricalcati dal dialetto che esaltano la recitazione di attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani. Protagonisti un cast di attori siciliani, tra cui Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio. Una storia curiosa dall'andamento travolgente in cui la peculiarità narrativa del romanzo non soccombe all'importanza della rappresentazione.
