"Chi è Tartufo? Un impostore o un eroe? Un'immagine del profondo o un piccolo arrampicatore sociale, arrivato senza scarpe nella famiglia che lo ospita? Un bersaglio satirico o il giustiziere di una finzione che si ripete all'infinito e che Molière coglie in un punto qualunque della sua infinita ripetizione, in quel lampo che è appunto l'intreccio del Tartufo?" "Chi è Tartufo lo decidano gli spettatori. - dice il regista Carlo Cecchi - Noi, così com'è implicito nella traduzione di Garboli, oltre che nei numerosissimi scritti su Tartufo, abbiamo cercato di mantenere, alla commedia e al personaggio, la loro sostanziale ambiguità; superando il cliché dell'ipocrisia e vedendo il personaggio Tartufo anche "in positivo": un servo che usa l'intelligenza e gli strumenti della politica per fare carriera e diventare, da servo, padrone". Tra studiate controscene e pause imprevedibili, quasi la recita potesse bloccarsi col fermo immagine o riavvitarsi in un "rewind" impossibile, lo spettacolo scorre attraverso il gioco di compagnia guidato da Cecchi: i duetti tra Orgone, ruolo che assegna a sé e Valerio Binasco (Tartufo), quelli con la fiammeggiante Licia Maglietta (Elmira) che con Angelica Ippolito e Antonia Truppo si spartiscono la sezione femminile di questa disillusa e dolente tragicommedia.