Dramma borghese, o meglio, tragedia, questa creazione letteraria dello scandinavo Henrik Ibsen è di fiamma e d'acciaio. Grandi attrici come Eleonora Duse hanno portato in scena questa donna inaccessibile e incomprensibile immersa in un ambiente all'apparenza tranquillo e borghese, in realtà un microcosmo in cui gli uni vogliono il potere sugli altri, manipolandosi reciprocamente e più o meno incoscientemente. L'elaborazione drammaturgica e l'interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso della Compagnia le Belle Bandiere ci mettono di fronte ad una serie di combattimenti, attuati secondo un codice di regole molto raffinato, ma non per questo meno crudele. Dentro il quadrato, civilmente, non si fa altro che parlare. Fuori dal quadrato, diventano visibili i desideri e gli impulsi nascosti. I dialoghi, spesso a due, a volte a tre, quasi includessero a tratti un arbitro mai imparziale, sembrano svolgersi in una casa trasformata in elegante e menzognero ring. Niente è quello che appare nella fortezza che ha fondato i suoi valori su un grande equivoco: l'elusione della morte attraverso la fede nella solidità dei beni materiali e nella protezione dall'illogico erompere dei sentimenti garantita dall'uso di maschere e convenzioni. Un giallo di altissima fattura che tiene in sospeso fino alla fine.