Un interessante allestimento inedito per un testo sanguigno e cerebrale - tra i più amati e famosi di Strindberg- da parte di Carmelo Rifici, regista emergente tra i più interessanti della generazione dei trentenni. In una grigia ferrosa gabbia, l' inquietante scenografia che fa da sfondo ad un lavoro teatrale di forte impatto emotivo, i personaggi vanno alla ricerca della propria identità, appesantiti da un proprio destino familiare o da una condizione sociale. Ma è soprattutto il contrasto fra ragione e passione cui punta la regia e quella spinta sostanzialmente segreta e ambigua che spinge gli esseri a modificare la propria natura.